La storia dell’Intelligenza Artificiale (IA).
Quando si parla di intelligenza artificiale si affronta una tematica attuale, perché ha una storia recente sebbene articolata.
Attualmente l’intelligenza artificiale è impiegata in diversi settori, che prescindono dal mondo della robotica, per velocizzare e snellire processi di lavorazione attraverso l’impiego di macchine programmate per lo svolgimento di determinate attività , che possono essere manuali o concettuali.
Il primo a parlare di questa nuova forma di intelligenza fu Turing, esattamente negli anni 50.
Turing e il suo contributo sull’intelligenza artificiale
Se si vuole dare una data alla nascita dell’intelligenza artificiale sicuramente la stessa può essere inquadrata nel periodo del 1950, quando ci si cominciò ad interrogare sulla possibilità di poter impiegare le macchine come una fora di intelligenza alternativa a quella umana.
Particolarmente interessante è stato il convegno del 1956 tenutosi a Darmouth College, in questa occasione diversi studiosi di informatica si confrontarono sulla tematica, e Turing propose un articolo sul punto dal nome “Computing machinery and intelligence”.
Vi è da dire che Turing, fu un vero e proprio precursore, in quanto già verso la fine degli anni 40 aveva avanzato idee sulla calcolabilità e computabilità delle macchine.
Nel 1950 Turing elaborò un test, passato alla storia come “Test di Turing”.
Test di Turing
Turing fu capace di elaborare un test attraverso il quale era possibile analizzare il comportamento delle macchine comparato a quello degli esseri viventi.
Il test era basato su un inganno: presi tre individui di cui una donna A, un uomo B e una terzo soggetto C, si chiedeva a C di comprendere chi tra A e B fosse una donna o un uomo attraverso una serie di domande e risposte.
Fin qui sembra semplice, ma Turing decise di introdurre un inganno al test, per cui A doveva rispondere in modo da creare confusione in C e B aveva il compito di collaborare con C per una corretta risposta.
Lo stesso test veniva fatto eseguire ad una macchina in sostituzione di A.
Turing volle dimostrare quanto una macchina possa raggiungere un livello di intelligenza tale da riprendere il comportamento umano, e nel caso di specie, creare confusione in C.
Turing riuscì quindi a creare la simulazione.
Dopo questo Test, il fenomeno dell’intelligenza artificiale iniziò a sbocciare fino ai giorni nostri.
Quando venne coniato il termine intelligenza artificiale
Sebbene Turing può essere definito il precursore del fenomeno, vi è da dire che non coniò lui il termine intelligenza artificiale, ma bensì John McCarthy nel 1956 durante un suo intervento in un convegno a Dartmouth.
L’idea era scindere questo ramo dalla matematica, di cui impiegava alcuni aspetti, ma si differenziava per contenuti.
Parallelamente all’intelligeza artificiale cominciò a prendere piega la cibernetica.
Merita menzione il primo linguaggio di programmazione che prese vita in questi anni noto con l’acronimo di “Lisp” ossia “List Processor”, ideato, appunto, da John McCarthy.
Si trattava di un programma semplice e non complesso, ma pur sempre un inizio di programmazione.
Noto fu lo studio successivo per la creazione di una rete neurale di carattere artificiale che riprendesse quella biologica.
Fu, tuttavia, negli anni 70 che la programmazione ebbe una svolta di un certo livello attraverso i “knowledge base”.
Negli anni 80 e 90 si registra una crescita nella vendita dei computer con un relativo potenziamento del sistema di apprendimento e memoria della macchina.
Intelligenza artificiale ai giorni nostri: robotica e cibernetica
L’intelligenza artificiale oggi è una branca complessa, gli studiosi della materia sono stati capaci di creare programmi volti a simulare in modo quasi perfetto l’essere umano non soltanto nei gesti, ma anche nelle emozioni.
Sono stati creati programmi che ben assimilassero il comportamento umano, tanto è vero che l’intelligenza artificiale è impiegata in diversi settori che prescindono il mero settore informatico e danno un contributo significativo a 360°.
Oggi è possibile avere robot capaci di empatizzare con l’essere umano e comprendere le sue esigenze, riprendere il comportamento umano e simulare i movimenti del corpo.
L’intelligenza artificiale ha dato vita alla robotica impiegata in diversi ambiti, tra cui quello medico per quanto riguarda gli interventi di mini-chirurgia e macchine sempre più veloci al fine di snellire i processi di produzione con un netto ritorno economico.