La tragica storia di Aldo Moro
Il nome di Aldo Moro è uno dei più importanti della politica italiana del XX secolo e la sua vicenda personale è intrisa di una tragica fine. Moro, nato a Maglie nel 1916, fu Presidente del Consiglio dei Ministri per ben tre volte, oltre ad avere una lunga e prestigiosa carriera politica.
Il 16 marzo 1978, però, tutto cambiò. Fu rapito dalle Brigate Rosse, un gruppo armato di estrema sinistra, e tenuto prigioniero. Dopo quasi due mesi di trattative non andate a buon fine, l’uomo fu brutalmente ucciso e il suo corpo abbandonato in una macchina in via Caetani a Roma.
Perché un uomo così importante fu tragicamente ucciso e il suo corpo abbandonato per la strada? Le ragioni di questa efferata azione sono ancora oggetto di dibattito e di analisi storiche. Certamente Moro era stato uno dei membri fondatori della Democrazia Cristiana, partito che ha dominato la politica italiana dal dopoguerra fino agli anni ’90. Moro aveva inoltre avviato una politica di dialogo con il Partito Comunista Italiano, quello stesso partito che le Brigate Rosse ritenevano presente nel governo in cui Moro era stato Presidente.
L’uccisione di Aldo Moro segnò un momento di svolta nella storia italiana e fu uno dei più grandi atti di terrorismo che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare.
Nonostante gli anni passati, la figura di Aldo Moro e la sua brutale fine restano impressi nella memoria collettiva degli italiani e nella storia della politica del nostro Paese. A distanza di anni, infatti, ci si chiede ancora come sia stato possibile che una personalità politica tanto importante e rispettata possa essere stata uccisa in maniera così efferata.