Aldo Moro: il sequestro e l’assassinio di un presidente del Consiglio

Il 16 marzo 1978, il presidente del Consiglio Aldo Moro fu sequestrato dalle Brigate Rosse, un gruppo terrorista italiano di estrema sinistra. L’evento scosse l’Italia e lo scenario politico globale. La vicenda si concluse con l’assassinio di Moro il 9 maggio dello stesso anno.

L’intelligence italiana aveva individuato il pericolo che Moro potesse essere oggetto di un attentato, ma le misure di sicurezza adottate furono insufficienti. Le Brigate Rosse presero Moro a bordo della sua auto blindata in via Fani, a Roma. Dopo aver ucciso i cinque uomini della sua scorta, portarono il politico in un’abitazione segreta.

La vicenda fu seguita attentamente dal Papa Paolo VI e dal presidente degli Stati Uniti d’America Jimmy Carter, che furono entrambi impegnati nei tentativi di liberare Moro. Dopo 55 giorni di trattative, le Brigate Rosse annunciarono la morte di Moro in una lettera.

Le indagini sulla morte di Aldo Moro sono state lunghe e complesse. Il processo riguardante il sequestro e l’assassinio si è concluso nel 1988 con la condanna di 22 terroristi. Tuttavia, il mistero che circonda la vicenda non è stato ancora del tutto risolto.

Aldo Moro è stato un politico di spicco in Italia. Dopo aver servito come ministro degli Affari Esteri e della Giustizia, è stato eletto presidente del Partito Democratico di Sinistra nel 1976. Il suo rapimento e assassinio rappresentarono un grave attacco alla democrazia italiana e alla libertà politica.

La vicenda ha lasciato un’indelebile memoria nella storia dell’Italia. Il suo ricordo viene celebrato ogni anno il 9 maggio, in occasione dell’anniversario della sua morte. Aldo Moro rappresenta un simbolo della lotta al terrorismo e alla violenza politica.

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